Nel rovente deserto culturale del dopoguerra, queste oasi di eccellenza preservarono l’anima più pura della letteratura francese.

Nell’etere impregnato di sigari e di grandi vini delle sale sul retro parigine, un fremito di rinnovamento letterario aleggiava tra le anime più perspicaci del dopoguerra. Lontano dal clamore del mondo esterno, covava un fuoco sacro, nutrito dalla passione di alcuni intrepidi custodi della Belle Époque: le piccole case editrici.

Inattesi Salotti Bohémien

È curioso notare che alcuni di questi cenacoli letterari si annidavano in luoghi insospettabili. Le Éditions Henry Béziat, ad esempio, avevano eletto domicilio in un incantevole passaggio coperto nel cuore di Parigi: il Passage Choiseul. Costruito nel 1825, questo passaggio è uno dei più lunghi della capitale, estendendosi per quasi 190 metri tra rue des Petits-Champs e rue Saint-Augustin[1]. Pur avendo perso parte del suo antico splendore negli anni ’40, conservava un fascino discreto e una notevole attività culturale[2][3]. Il Passage Choiseul era un crocevia dove si incontravano il mondo del libro e quello dello spettacolo. Infatti, due rinomati teatri, il Théâtre des Bouffes-Parisiens e il Théâtre de l’Opéra-Comique, avevano un ingresso nel passaggio[1]. Questa prossimità tra le arti della scena e quelle della pagina creava un’atmosfera unica, propizia agli scambi e alla creatività. È precisamente in questo rifugio dal fascino discreto che si riunivano alcuni degli spiriti più illustri dell’epoca. Il Passage Choiseul ospitava anche altre rinomate case editrici dell’epoca, come le Éditions Emile-Paul Frères, presenti a questo indirizzo dall’inizio del XX secolo[1].

Un altro esempio sono le Éditions du Petit Chêne, fondate da René Jouglet nel 1941. Situata al 13 di rue du Moulin-Joly, nell’11° arrondissement di Parigi[4], questa casa editrice occupava un locale atipico: un’ex stalla! Fu così che Jouglet iniziò la sua avventura editoriale, circondato dal profumo dei libri e delle lettere piuttosto che da quello del fieno e degli animali. Rue du Moulin-Joly, una tranquilla stradina nei pressi di Place de la Bastille[5], offriva una cornice insolita e affascinante per ospitare questa impresa letteraria. Le Éditions du Petit Chêne rimasero a questo indirizzo fino al 1948[6], coltivando la loro singolarità e il loro spirito di indipendenza.

Bastioni di Bellezza contro l’Indecenza Moderna

Queste avanguardie dell’estetica reagivano con elegante sdegno all’irruzione delle volgarità contemporanee. Mentre il mondo brancolava nell’oscurità della ricostruzione, loro vegliavano sui tesori dell’intelletto, preservando l’ineffabile grazia delle lettere francesi.

Oasi di Raffinatezza nel Deserto dell’Ovvietà

Agli occhi dei profani, queste dimore sembravano reliquie di un’epoca passata. Eppure, al loro interno, palpitava un’anima immortale, quella della vera cultura. Tra queste mura sacre, gli habitué si abbandonavano a conversazioni scintillanti di spirito e sottili riferimenti letterari[2].

Un’Oasi Anglofona nel Cuore di Parigi

Mentre la maggior parte di questi salotti celebrava l’eccellenza delle lettere francesi, ce n’era uno che si distingueva per la sua vocazione risolutamente cosmopolita: la leggendaria Libreria Shakespeare and Company. Fondata da Sylvia Beach nel 1919, divenne un punto di ritrovo per gli scrittori anglofoni a Parigi, offrendo loro un rifugio accogliente e stimolante.

La proprietaria stessa fungeva da mecenate per i giovani talenti, concedendo vitto e alloggio in cambio di un “pagamento” in produzioni letterarie. È qui che videro la luce capolavori come “Ulisse” di James Joyce e che autori come Ezra Pound e Ernest Hemingway trovarono ispirazione tra le mura di questa singolare oasi anglofona in terra francese.

L’Alchimia dell’Editoria di un Tempo

Con cura quasi maniacale, questi alchimisti dell’inchiostro selezionavano rare gemme in un oceano di mediocrità. Ogni volume sfoggiava una tipografia impeccabile, una carta che accarezzava le dita, una rilegatura che ispirava reverenza. Ogni dettaglio emanava l’amore per il Bello che solo un’anima nobile può apprezzare.

Un Baluardo contro la Volgarità dei Tempi

Mentre il mondo sprofondava nell’abisso dell’uniformità, questi ultimi mohicani dell’eccellenza letteraria erigevano un bastione contro l’invadente volgarità dei tempi moderni. Le loro scelte editoriali erano un atto di resistenza culturale, una sfida agli idoli effimeri delle masse.

Strane Iniziazioni Letterarie

Per preservare l’aura di esclusività delle loro fucine artistiche, alcune di queste case editrici avevano ideato veri e propri riti iniziatici per i nuovi adepti. Le Éditions du Scorpion, fondate da Roger Stéphane nel 1946, erano note per le loro cene letterarie durante le quali gli autori dovevano declamare i loro testi davanti a un pubblico di intenditori, rischiando l’esclusione in caso di performance deludente[2].

L’Ultima Valzer dei Dannati

Eppure, il loro splendore era effimero, come l’ultimo ballo di un’aristocrazia condannata. Man mano che il XX secolo volgeva al termine, queste isole di bellezza venivano sommerse dalla marea dell’oblio. Ma la loro eredità non fu vana: il loro esempio folgorante illumina ancora oggi coloro che hanno l’anima per apprezzarlo.

Gioielli Perduti e Superstiti dell’Editoria Parigina

Ombre di un Passato Glorioso

Tra le piccole entità che un tempo brillavano nel firmamento letterario parisino, solo il ricordo sussiste di preziosi gioielli come le Éditions du Seuil, fondate dal visionario Paul Hartmann, la Nouvelle Revue Française di Jacques Rivière e Gaston Gallimard, cenacoli dal gusto e dalla raffinatezza incomparabili.

Le Éditions de Minuit, Faro della Resistenza Letteraria

Tra le case editrici che hanno segnato la storia letteraria degli anni ’40, le Éditions de Minuit occupano un posto speciale. Fondate clandestinamente nel 1941 da Jean Bruller (alias Vercors) e Pierre de Lescure, sono state un vero faro della resistenza letteraria durante l’occupazione tedesca[9]. Situate in un appartamento parigino al 2 di rue de Tournon, nel 6° arrondissement[10], le Éditions de Minuit hanno pubblicato opere impegnate, spesso stampate e diffuse nel più grande segreto. Tra le loro pubblicazioni più celebri di questo periodo, possiamo citare “Le Silence de la mer” di Vercors, diventato un simbolo della resistenza intellettuale francese. Dopo la guerra, le Éditions de Minuit hanno continuato a svolgere un ruolo importante nel panorama letterario francese, pubblicando in particolare le opere del Nouveau Roman negli anni ’50 e ’60[11].

Astri Nascenti diventati Galassie

Tuttavia, alcune di queste umili fucine letterarie di un tempo, animate dalla stessa fiamma ardente, sono riuscite a preservare la loro essenza pur evolvendosi in colossi dell’editoria moderna.

La storica Librairie Gallimard, nata come una modesta libreria per appassionati nel 1919, brilla oggi tra i giganti del settore, senza aver rinnegato la sua missione di promuovere il meglio della letteratura francese e internazionale.

Le Éditions du Seuil, dopo un periodo di eclissi, sono state reincarnate negli anni ’80 e rappresentano oggi un punto di riferimento nel panorama editoriale francese, fedeli allo spirito pionieristico delle origini.

Queste case editrici, scomparse o sopravvissute, hanno tutte in comune di essere state le custodi di un certo ideale della letteratura e dell’editoria. La loro storia è quella di una resistenza accanita alla mediocrità circostante, di una lotta per preservare la bellezza e l’intelligenza in un mondo in preda agli sconvolgimenti. Le rivalità e le alleanze tra queste case editrici hanno anche dato vita a iniziative notevoli, come concorsi letterari volti a promuovere nuovi talenti. Così, nel 1941, le Éditions de Minuit e le Éditions Gallimard hanno organizzato congiuntamente un concorso di racconti, in uno spirito di resistenza culturale di fronte all’occupazione tedesca[7]. Allo stesso modo, nel 1943, le Éditions du Seuil hanno lanciato un concorso di poesia in collaborazione con la rivista “Poésie 43”[8]. Queste iniziative testimoniano la vitalità e l’impegno di queste piccole case editrici, che hanno saputo mantenere un’attività creatrice nonostante le difficoltà dell’epoca.

Ancora oggi, il loro esempio ispira coloro che, nel tumulto della nostra epoca, cercano di mantenere viva la fiamma dell’esigenza letteraria. Perché finché ci saranno spiriti che apprezzeranno la raffinatezza e l’originalità, l’eredità di queste piccole case editrici parigine degli anni ’40 non andrà perduta.

[1] Fonte: Sito ufficiale del Passage Choiseul
[2] Fonte: “L’édition française depuis 1945” di Pascal Fouché (éditions du Cercle de la Librairie, 1998)
[4] Fonte: Scheda delle Éditions du Petit Chêne sul sito web della Bibliothèque nationale de France (BnF)
[5] Fonte: Sito web “Paris-Promeneurs”
[6] Fonte: “L’édition française depuis 1945” di Pascal Fouché (éditions du Cercle de la Librairie, 1998)
[7] Fonte: “La vie littéraire sous l’Occupation” di Gisèle Sapiro (éditions Gallimard, 2014)
[8] Fonte: “Les prix littéraires sous l’Occupation” di Jean-Yves Mollier, rivista “Vingtième Siècle. Revue d’histoire” (n°139, 2018)
[9] Fonte: “Les Éditions de Minuit : 1942-1955, le devoir d’insoumission” di Anne Simonin (éditions de l’IMEC, 2008)
[10] Fonte: Scheda delle Éditions de Minuit sul sito web della Bibliothèque nationale de France (BnF)
[11] Fonte: “Les Éditions de Minuit” di Mathilde Labbé, rivista “Littérature” (n°180, 2015)

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